1 settembre 2009

"La cucaracha"

Ancora gli animali protagonisti dell'estate adelfiese appena trascorsa.
Il paese è invaso dagli scarafaggi? Canta che ti passa.


“La cucaracha, la cucaracha, ya no puede caminar, porque no tiene, porque le falta, la patita principal”.
Quanti di noi, almeno una volta nella vita, hanno intonato questa divertente canzone messicana? Quanti di noi, da ragazzi, l’hanno ascoltata cantare dall’inafferrabile, velocissimo Speedy Gonzales, mitico topolino dei cartoni animati? Ebbene, questa canzone potrebbe essere ricordata come inno ufficiale della appena trascorsa estate adelfiese. Vi chiederete il perché di questa nostra bizzarra proposta, ma sicuramente tutto diventerà più chiaro scoprendo che “la cucaracha” in italiano, significa “lo scarafaggio”, ed a questo animaletto la canzone in questione è dedicata.
Lo scarafaggio, o blatta, è l’animale che, nel cuore degli adelfiesi, ha preso temporaneamente il posto dei cani randagi. Questo insetto possiede indubbiamente delle qualità: è discreto e non infastidisce come la mosca; è silenzioso e non rompe i timpani come il grillo; non punge come la zanzara; non si attacca al cuoio capelluto come i pidocchi o le zecche; non salta e non dà prurito come le pulci. Nonostante ciò dobbiamo però riconoscere che, si trattasse di scegliere, tutti saremmo concordi nel dire che lo scarafaggio ci fa più schifo della mosca, della pulce e del pidocchio messi insieme. Perché allora avremmo dovuto ad esso inneggiare per tutta l’estate cantando e ballando “La cucaracha”? Beh, perché, per noi adelfiesi, lo scarafaggio è diventato una sorta di animale domestico. Vive nelle nostre case, passeggia con noi per le vie della città, è diventato insomma parte integrante della nostra comunità. Bisogna onestamente ammettere che inizialmente le abbiamo provate tutte per allontanarlo: nastro adesivo sui fori dei tombini, veleno in polvere lungo la soglia di casa, schiume insetticida, carta moschicida, ma tutto ciò a nulla è servito. Ci voleva qualcuno che venisse in nostro aiuto, era necessario un intervento radicale che, manco a dirlo, non c’è stato.
Noi cittadini abbiamo a lungo sperato che il sindaco, messi ancora una volta i panni di Superman, ci salvasse come fece a suo tempo combattendo i cani randagi armato solo di un bastone, ma neanche quello è accaduto, ed allora, per tutta l’estate, non ci è restato altro che accettare serenamente di convivere con gli scarafaggi; non ci è restato altro che tollerare la loro sgradevole presenza; non ci è restato altro che andare a letto subito dopo cena, per non vederli venir fuori dai tombini; non ci è restato altro che ricordare i Beatles, gli scarafaggi più famosi della storia e le loro melodie. E infine, quando non ci sarebbe restato altro che piangere, noi adelfiesi abbiamo invece “preso la blatta per le corna”. In attesa dell’autunno, ci siamo fatti forza e, decisi a prenderla allegramente, a casa, in piazza o dovunque ci è capitato d’incontrare uno scarafaggio, non abbiamo fatto altro che sospirare rassegnati, abbozzare un sorriso e cantare: “La cucaracha, la cucaracha, ya no puede caminar, porque no tiene, porque le falta, la patita principal”.

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