Ordini di partito ricompattano una maggioranza inesistente che consuma uno scempio negando la parola al popolo.
Come spesso accade, a Natale le coscienze hanno la meglio sugli interessi e sui personalismi e portano tutti ad essere più buoni ed altruisti. Anche ad Adelfia sembrava che lo spirito della Festa delle feste avesse donato luce alla mente del nostro sindaco, inducendolo qualche giorno prima della Vigilia, visto il conclamato venir meno della sua maggioranza, a rassegnare finalmente le dimissioni preannunciate nel consiglio comunale del 14 dicembre e, a suo dire, irrevocabili.
La crisi che aveva portato al lodevole passo, era stata generata dall'uscita dalla maggioranza di centrodestra del consigliere Lanera, unitosi con Pontrelli - transfugo ab origine - nel gruppo consiliare “Verso il PDL”. I due chiedevano l'azzeramento della giunta e l'allargamento della stessa, da compiersi evidentemente con nomine ad essi più gradite.
Ma passato il Natale, comincia un anno nuovo, arriva il Carnevale e quel che è stato è stato. Così ecco che a dispetto dei cittadini, della dignità di questo paese e della sua stessa dignità, Nicassio non si smentisce e con l'arroganza che lo contraddistingue revoca le “irrevocabili” dimissioni. “Ordini di partito”, annuncerà poi al consiglio comunale, riunitosi il 12 gennaio per votare la mozione di sfiducia proposta dall'opposizione. Forse, gli stessi ordini di scuderia a cui, in previsione delle elezioni regionali, hanno dovuto sottostare i due dissidenti, che in quella stessa seduta, con inusitata ipocrisia e negando ogni coinvolgimento nella crisi della ex maggioranza, hanno votato contro la sfiducia al sindaco improvvisamente assurto a loro unico e solo interlocutore.
Poco importa se fino a qualche giorno prima lo avevano additato pubblicamente come il vero male di Adelfia. Ordini superiori ai quali non si è sottratto neanche il gruppo ex Forza Italia che si adegua, suo malgrado, votando contro la mozione nonostante la consapevolezza che nulla è cambiato rispetto al consiglio comunale del 14 dicembre, quando ammetteva la paralisi amministrativa e invocava, per bocca del capogruppo Gianni Stea, le dimissioni del sindaco.
E che dire del gruppo guidato da Cosola? Quelli di AN, come amano ancora definirsi, dai quali ci si attendeva un gesto di responsabilità che ridesse la parola al popolo, si sono rivelati anch'essi meri strumenti di partito, complici nel prolungare l'agonia di questo paese che, spettatore di una triste allegoria, viene così condannato a rimanere nella paralisi in cui è ormai da anni.
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