2 marzo 2010

Il bar sotto il mare

di Michele Macchia e Salvatore Ilacqua

Troppe volte nei nostri giorni si è alla ricerca di qualcosa di non convenzionale che sia un'avventura, un incontro, un vestito, un regalo... magari un libro. In effetti quello di Stefano Benni -Il bar sotto il mare- non lo è davvero, a partire già dalla sua ambientazione: quanti di noi hanno mai gustato un buon caffè in un bar sotto il mare? Nessuno provi ad alzare la mano...
La peculiarità del racconto non risiede nel luogo, ma nel coacervo di personaggi che ne costituiscono l'habitat. Il racconto, supportato dalla straordinaria curiosità dell'io narrante, si sviluppa attraverso 23 storie completamente differenti l'una dall'altra, raccontate da personaggi davvero poco ordinari. Ci si addentra in diverse tipologie di generi letterari, tutte abilmente sviluppate da Benni. Sia chiaro: il libro non è una pietra miliare, ma non può nemmeno essere considerato come un banale divertissement. Ciascuna delle vicende narrate ripercorre qualcosa di parzialmente già visto o già sentito, senza risultare stantio o eccessivamente banale. Come taluni critici hanno sottolineato l'autore effettua una sorta di “invenzione leggera” per ogni racconto, trasponendo storie e miti, forse provenienti dalla sua Emilia o più in generale dalla provincia italiana. A dar peso a questa ipotesi giunge senz'altro l'incredibile narrazione del “pornosabato del cinema Splendor”, ma senza farsi ingannare dal titolo, il contesto richiama molto quello del Nuovo Cinema Paradiso. Andrea Coco -giornalista- ha scritto in merito: “nel testo viene massacrato senza alcuna pietà il mito del cinema come fenomeno di aggregazione e al tempo stesso di perdizione nella vita della provincia italiana del secondo dopoguerra”. In effetti la vicenda narrata traccia un affresco nitido sull'Italia piccolo-borghese del secolo scorso.
Benni, ovviamente, getta lo sguardo anche aldilà del confine raccontando delle improbabili gesta di Matu Maloa, spirito del mare incarnatosi in un capodoglio innamorato di un capitano inglese; della genesi di una dittatura e dell'irriverente sberleffo che Gaspard Ouralphe, il più grande cuoco francese, fa ai danni di Satana, ingannandolo e seducendolo con le sue “divine” prelibatezze.
In fin dei conti il libro ha davvero elementi che suscitano curiosità, ma se proprio non avete voglia di leggerlo potete, anche voi, fare una passeggiata lungo il mare, tuffarvici ed entrare nel bar.... meno convenzionale che ci sia!

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