7 maggio 2013

Francesco Caringella, una vita a servizio dello Stato con Adelfia nel cuore

Carriera, il legame alla terra di origine e l'emozione per la cittadinanza onoraria: i temi dell'intervista a Francesco Caringella, in occasione del suo ritorno ad Adelfia per la presentazione del suo primo romanzo "Il colore del vetro".
La Redazione

Gentilissimo dottor Caringella,
in più occasioni Lei ha orgogliosamente sottolineato le sue origini adelfiesi, pur avendo trascorso gran parte della sua vita lontano da Adelfia per motivi di lavoro. Quali sono i suoi sentimenti a pochi giorni dal ritorno a casa per una occasione così speciale?
Sono commosso e orgoglioso al tempo stesso. Come ogni meridionale purosangue ho un legame molto forte con la mia terra d'origine, che si nutre dei ricordi indimenticabili della mia infanzia come le giornate passate in campagna con mio padre a raccogliere le olive, i pranzi i domenicali a casa dei nonni, le banchettate di San Trifone. Tornare ad Adelfia è rivedere la parte più bella e più vera della mia vita.

Dando uno sguardo agli importanti risultati personali raggiunti ed al suo profilo professionale di rilievo, si può dire che Lei ha dedicato tutta la sua vita allo studio del diritto quasi fosse una naturale vocazione. Come, e quando, è nato questo suo legame con la giurisprudenza?
Non sono un predestinato e neanche un figlio d'arte. Il mio incontro con il diritto e con la giurisprudenza è stato per molti versi casuale come lo sono, in fondo, le cose belle della vita. Il fascino e la magia di questa branca delle scienze e delle arti umane è la possibilità di dare risposta alle domande di giustizia e di migliorare la vita delle persone e le condizioni della società grazie alle pieghe del diritto.

Nella sua carriera giudiziaria si è occupato anche di una pagina molto dolorosa della storia repubblicana: l'inchiesta denominata "Mani pulite". Potrebbe raccontarci le sensazioni e qualche aneddoto di quel momento così delicato per le istituzioni e per lo Stato?
La sensazione è la partecipazione ad una fase entusiasmante che avrebbe potuto condurre alla moralizzazione della vita politica e pubblica, se ci fosse stata una più profonda consapevolezza da parte di tutti del bisogno di cambiamento che quelle inchieste intercettavano. L'aneddoto riguarda la partecipazione dei miei genitori in occasione di una udienza delicata che ha suscitato in me emozioni e sensazioni che racconterò ai miei concittadini nell'incontro del dieci maggio.

Dal 1997 è diventato Consigliere di Stato della Repubblica Italiana. Un importante traguardo per Lei e soprattutto un onore per un figlio della nostra città. Potrebbe dirci in breve in cosa consiste questo ruolo allinterno di questo organo costituzionale?
Il Consigliere di Stato è un uomo delle istituzioni che serve al massimo grado il suo Paese,  emettendo le sentenze di ultimo grado che definiscono il contenzioso amministrativo e fornendo pareri alle amministrazioni statali e regionali, al fine di risolvere i problemi più complessi sia nelle vicende amministrative che nella fase di elaborazione di regolamenti e leggi delegate. Forse non è un espressione moderna e seducente, ma è un umile e orgoglioso servitore dello Stato.

Durante il suo lungo servizio reso allo Stato Italiano ha collaborato con diversi governi. Il 28 Aprile scorso l'attuale governo ha giurato dinnanzi al Presidente della Repubblica. Cosa può significare questa "singolare intesa" raggiunta dai partiti in uno scenario così preoccupante per la nostra società?
Può essere un momento di svolta se le forze politiche sapranno rinunciare a egoismi e calcoli elettorali, per pensare alle riforme che servono allo Stato e alla società.

Veniamo al suo primo romanzo e all'occasione di poterlo presentare proprio ad Adelfia. Dopo le numerose pubblicazioni giuridiche, manualistiche e monografiche, con l'opera editoriale "Il colore del vetro" ha scelto di affrontare per la prima volta il cosiddetto grande pubblico. Un salto nel buio o una scelta meditata da tempo?
Una scelta che covavo da tempo. Una scommessa e un azzardo. In ogni caso un viaggio entusiasmante in un pianeta nuovo e misterioso.

In data 17 Aprile 2013, l'Associazione Hinterland ha inoltrato al Comune di Adelfia la richiesta di conferimento della cittadinanza onoraria per la Sua persona. La Giunta Comunale ha deliberato la proposta e dato indirizzo al Consiglio. Ha una riflessione da consegnare al Consiglio Comunale che dovrà prendere in esame questa richiesta? Cosa potrebbe significare per Adelfia la sua cittadinanza onoraria?
La riflessione si lega alle emozioni e all'orgoglio di cui ho parlato nella domanda di apertura. Nel significato, potrebbe essere il simbolo della forza di un piccolo, grande Comune, le cui salde e ramificate radici producono frutti vitali in tutta Italia e non solo. 

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