27 novembre 2009

L'incoerenza... certe volte!

Dal 1986 ad oggi nulla è cambiato: parola del funzionario comunale Francesco Nicassio in una lettera del 1986 alla Gazzetta, in cui criticava le scelte di governo che non ha poi disdegnato da Sindaco.

Pubblichiamo di seguito la lettera che nel settembre del 1986 Francesco Nicassio, allora zelante funzionario del Comune di Adelfia, scrisse alla Gazzetta del Mezzogiorno. Colui che è diventato in seguito nostro sindaco, si doleva dello sperpero di denaro pubblico e dell'incapacità amministrativa della giunta dell'epoca, criticando scelte che durante il suo governo non ha esitato a ricalcare, come dimostrano le immagini a corredo.
L'incoerenza... certe volte!

...L’ assessore alla cultura di Adelfia ha preparato un programma di attività culturali «Estate 86» per rendere più vivibile e allegro il nostro Comune, a misura del suo abitante. Nel programma c'è un po'
di tutto: mostre, teatro, musica, cantanti vecchi ma di nome e anche un falò.
Richiesto di un parere, ho suggerito di eliminare tutto e di fare soltanto il falò, ma grande, largo quanto l'aia e alto un palmo sul campanile. Perché solo il falò. Per creare una mappa pugliese delle grandi attrazioni, quelle che fanno stupore e turismo.
Se ne contano già, come la mongolfiera di Acquaviva e gli spari del 10 novembre a Montrone. Per questi ultimi vengono da tutta la penisola e anche dall'estero in decine di migliaia. La proposta del falò è stata bocciata.
L'assessore è andato avanti sotto l'ala guida dell'«Accademia dei pasticcini», esperta in somministrazioni di omogeneizzati culturali.
Teatro e cantanti li mette la Provincia; per il resto (50 milioni) ci sono i fondi per gli svaghi della Regione. Così in 35 Comuni della Provincia, per un giro di miliardi. Stiamo vivendo un'estate densa. Ci si perde tra gli arrosti delle feste di stagione e i richiami della cultura. Gli spettacoli si ripetono, si intrecciano. Una fiera dell'effimero.
Cessata la lotta alle cavallette per la Provincia e la cura delle stazioni di monta per i Comuni, l'una e gli altri percorrono la via della cultura, dinanzi alla quale tutti alziamo le mani. Gli investimenti nel settore toccano cifre da capogiro, violentano il tasso programmato di inflazione.
L'ha rivelato la Corte dei Conti nella relazione sulla gestione finanziaria 1984.
Il paese reale non ha mai domandato svaghi alla Pubblica amministrazione, ma servizi reali come l'igiene e la rappezzatura delle strade, strutture per acculturarsi: biblioteche, centri aperti polivalenti per gli anziani, aule per le scuole. Mentre si somministra cultura che ha il volto demente di una cultura di regime, l'igiene langue, il verde pubblico è in coma, la scuola muore, vecchi e bambini sono agli arresti davanti alla TV o spediti nell'altra Italia ai soggiorni obbligati.

Francesco Nicassio

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