Grande curiosità attorno alla mostra fotografica sull’emigrazione adelfiese a cura dell’Ass. Hinterland Adelfia
Di Vito CoppiEra il XIX° secolo quando un cittadino scriveva ad un ministro italiano:
«Cosa intende per nazione, signor Ministro?
È una massa di infelici?
Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco.
Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino.
Alleviamo animali, ma non mangiamo carne.
Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria?
Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro? »
Emigrare per cominciare finalmente a vivere: questa la semplice speranza che, non tanti anni fa, ha guidato milioni di italiani lontano dalle proprie radici. È questa la ragion d’essere della Festa dell’Emigrante: un modo per non dimenticare il coraggio di simili scelte.Organizzata dall’Associazione Emigranti Adelfiesi, guidata dal Presidente Simone Devincenzo, la Festa dell’Emigrante è ormai giunta alla sua tredicesima edizione ed è l’evento più atteso del caldissimo Agosto adelfiese: folclore, calore e tradizione sono gli ingredienti che rendono speciale l’occasione per tutti gli emigranti di rincontrarsi, riabbracciarsi e ricordare quando il destino ha deciso di concedere loro una seconda possibilità, lontani migliaia di chilometri dai propri cari, dalle proprie origini, dalla propria terra.
Anche Adelfia, infatti, come tantissimi paesi del Mezzogiorno, è stata interessata dal fenomeno della grande emigrazione, che ebbe inizio già dalla fine del 1800 e successivamente negli anni trenta del XX secolo, dove fu preponderante quella americana. Verso gli anni Cinquanta si sviluppò anche la cosiddetta emigrazione europea, soprattutto verso la Francia, la Svizzera e la Germania.
Causa di questo grande flusso migratorio fu la diffusa povertà del nostro territorio e di vaste zone dell'Italia, ma soprattutto la voglia di riscatto d'intere fasce della popolazione, che per lo Stato e la società italiana significò forte alleggerimento della "pressione demografica". Tra le destinazioni più ricorrenti dei nostri concittadini ci furono soprattutto l'America del Sud ed il Nord America, in particolare Stati Uniti, Canada, Brasile, Venezuela e Argentina, dove la nostra mano d’opera fu fondamentale per grandi estensioni di terreni non sfruttati.
Molti adelfiesi giunti in quei luoghi con la fatidica “valigia di cartone”, senza soldi in tasca e senza conoscere la lingua, alla fine decisero di stabilizzarsi definitivamente, facendo del loro paese, e dell’Italia, uno sbiadito ricordo d’infanzia. Altri invece, non riuscirono mai a dire addio alla propria famiglia, alla propria casa e agli amici, e così dopo aver realizzato i loro progetti, timbrarono un bel biglietto di ritorno verso l’amata penisola.
A testimonianza delle storie dei nostri emigranti è stata allestita durante la Festa una mostra fotografica a cura dell’Associazione culturale Hinterland Adelfia, dal titolo “Adelfia, paese di emigranti ed immigrati”.
Alla base di questo progetto l’orgoglio di poter raccontare i viaggi della speranza dei nostri concittadini, riflettere sulle loro avventure e disavventure, ricordando le storie, le fatiche, le difficoltà e la tenacia di coloro che hanno detto no alla povertà e alla mancanza di lavoro, ma anche la volontà di portare all’attenzione la nuova emigrazione che stavolta ci vede come paese ospitante, di omaggiare, cioè, tutti quegli immigrati adelfiesi, africani, albanesi, rumeni e cinesi, che oggigiorno giungono nelle nostre piazze, nelle nostre campagne e nelle fabbriche in cerca di un’opportunità, proprio come i nostri nonni fecero anni fa.
“Storie vere, delle nostre famiglie, dei nostri amici e conoscenti, talvolta finite bene e altre volte male, raccontate con immagini che possano conservarsi nella memoria delle generazioni future, per non dimenticare ciò che è stato e che siamo stati, ma anche ciò che è ora questo paese”, come affermato durante la presentazione della mostra, dalla referente locale di Hinterland Adelfia Antonella Gatti.
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