24 aprile 2012

Venticinque Aprile, per non dimenticare!

La Liberazione d’Italia alla base della democrazia.
La Redazione


 
Milioni di cittadini mercoledì 25 aprile scenderanno nelle piazze italiane per onorare i caduti in guerra dinnanzi ai monumenti o più semplicemente per ricordare la Liberazione d’Italia dall’occupazione dell’esercito tedesco e del governo fascista. 


Una pagina di storia indimenticabile per l’Italia ed una data, quella del 25 Aprile 1945, scelta simbolicamente quale fine di una Guerra, delle battaglie di resistenza e dei sanguinosi scontri per la libertà.


Libertà per milioni di cittadini che accolsero l’armistizio e lo sbarco degli alleati come un segno di nuova vita e di rifondazione, scendendo in campo contro quella guerra affrontata ad armi impari dagli italiani dinnanzi alle corazzate inglesi, francesi ed americane; contro la dittatura fascista, le sue illusioni militari e le repressioni dei diritti umani.

La Resistenza ebbe inizio in Italia dopo l'8 settembre 1943 con l’armistizio  e la nascita del Comitato di Liberazione Nazionale fondato a Roma il 9 settembre, per terminare nei primi giorni di maggio del 1945. Bari e la Puglia furono tra i primi territori a vivere quel periodo. Venti mesi di dure battaglie e scontri in quasi tutte le città italiane che il tempo non potrà mai cancellare.


"La libertà è la base di uno stato democratico" è quanto affermava Aristotele già dal 385 a.C. ed è doveroso ricordarlo ai giovani di oggi, nipoti di quei giovani soldati, cittadini italiani, uomini, studenti, giovani, donne e politici, tutti uniti senza alcuna distinzione e con il sogno di regalare ai propri figli, all’Italia e agli italiani un nuovo Stato.

Un nuovo Paese basato sulla democrazia e sul rispetto delle libertà.
Libertà conquistate, pagate con la vita e la sofferenza dei nostri nonni o dei nostri padri, protagonisti di quella Storia le cui vicende, oggi, possono proprio essere ripercorse liberamente e con quell’obiettività appartenente alla storia, senza alcuna enfasi celebrativa, ma con l’onore ed il rispetto dovuto ai combattenti, per liberarli ancora una volta dalla sofferenza e, a volte, persino da quei studiati silenzi che li hanno circondati.



Per questo, oggi più di ieri … sessantasette volte grazie!

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