1 maggio 2012

Primo Maggio: una storia che si ripete!

Nel giorno della festa del lavoratore occupa un posto rilevante la crisi economica e la disoccupazione italiana.


La Redazione




Nel 120esimo anniversario della prima celebrazione permanete del "Primo Maggio", quale simbolo della rivendicazione di solidarietà dei lavoratori di tutto il mondo riconosciuto dalla Seconda Internazionale, invece di festeggiare il lavoratore ed il raggiungimento dei  propri diritti e della voglia di migliorare la condizione di sè stessi e della società nel suo insieme, purtroppo si parla costantemente di una vera e propria "emergenza lavoro" italiana.
Infatti, dopo un secolo e mezzo di lotte e conquiste, realizzate dal movimento socialista e operaio mondiale per quanto riguarda la condizione dei lavoratori, ci troviamo di fronte ad una crisi economica che ha fatto sprofondare l'Europa, e l'Italia in prima fila, vicina alla recessione. Condizioni che hanno messo in discussione, oggi più che mai, i diritti e le condizioni dei lavoratori, ormai posti in secondo piano dietro il necessario profitto e la ripresa economica, alle quali anche le leggi sembrano dover ‘lasciare il passo’.
Tra assalto all'articolo 18 e riforme delle pensioni operate dal governo, sembra quasi che siano proprio i diritti dei lavoratori, faticosamente acquisiti da decenni di lotte, i punti da cui partire per sanare una condizione di crisi e di immobilismo economico, così come fatto intendere anche da qualche ministro. Con una disoccupazione galoppante (9,7% all'aprile 2012), e con quasi 1,5 milioni di ragazzi che hanno smesso di studiare e non riescono a lavorare, questo Primo Maggio sembra davvero svuotato del proprio significato storico.
Ma è proprio oggi, invece, che la festa del Primo Maggio deve tornare ad essere un nuovo momento di riflessione, di rivendicazione di diritti già acquisiti ed immutabili, di proposte alternative soprattutto contro quella tesi “meno diritti al lavoratore uguale più lavoro” così diffusa negli ambiti politici ed incredibilmente alla base di partenza di una riorganizzazione della società, di raccolta nelle piazze non solo per i lavoratori ma anche per coloro che hanno perso un lavoro e per chi non riesce nemmeno ad ottenere quel lavoro che gratifica l’uomo e che gli permette di realizzarsi nella società.
Quella stessa società italiana basata su noti principi costitutivi democratici che partono dal laconico “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” (Articolo 1 – Costituzione della Repubblica Italiana, 1946).
Non bisogna dimenticarlo. Viva il Primo Maggio.

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