Hinterland in
collaborazione con Ars, Momart e Pro Loco hanno presentato l’opera di Vitoronzo
Pastore per raccontare la guerra con gli occhi e le parole di chi l’ha
combattuta, non dimenticando i motivi che hanno indotto gli italiani a
scegliere per la Repubblica.
La Redazione
Quante volte dinnanzi ad un libro di Storia, soprattutto da giovani
studenti, abbiamo provato a guardare in profondità una qualsiasi immagine contenuta
nelle sue pagine, magari ingiallita, rovinata oppure sfocata?
Quante volte abbiamo provato a guardare con intensità gli occhi degli uomini
o delle donne ritratte in quelle immagini?
Quante volte, leggendo le lettere di soldati prigionieri di Guerra,
abbiamo provato ad immaginare cosa davvero volessero raccontare ai loro cari?
Storie, valori e sentimenti di “comuni”
soldati, inevitabilmente offuscati dalle luci di epiche battaglie o di indimenticabili
personaggi, ma che, attraverso le raccolte e le testimonianze, giungono a noi
quasi come “piccole storie” nella Storia.
Le stesse descritte da Vitoronzo Pastore
all’interno del libro “Dietro il filo spinato” (Suma editore - €35), che unisce
documenti e racconti di soldati della Provincia di Bari, prigionieri degli
Alleati e internati dei tedeschi durante la Seconda guerra Mondiale. Un
“riconoscimento alla memoria” non solo per coloro che hanno trovato posto ed
una pagina al suo interno, ma anche per quelli che non l’hanno ancora avuta e
che continuano a vivere nel ricordo di chi li ha conosciuti ed amati.
Eroi, o solamente uomini, arruolati dal destino
per scrivere la Storia del Paese, protagonisti di battaglie scolpite nelle
tavole del tempo o che semplicemente stavano lì, inconsapevolmente in attesa di
imbracare il fucile e sfidare la sorte; giovani soldati mai più tornati, né da
vivi né tantomeno da morti; storie di genitori, di donne e di figli uniti dal
desiderio di riabbracciare i propri cari e dalla trepida attesa che quel lungo
conflitto armato avesse fine.
“Dietro il filo spinato” ha origine dalla
passione dell’autore verso il collezionismo: cartoline postali, cahiers di
lavoro, franchigie militari e lettere autografe che hanno suscitato la voglia
di raccontare quelle forti emozioni, così paragonabili a quelle provate durante
i racconti del padre, giovane prigioniero di guerra, logorato dalla sofferenza
e dalla lontananza verso la propria terra.
(Fronte Invito - produzione MAG Studio) |
Dopo anni di ricerche, Vitoronzo Pastore ha
sentito il dovere di far conoscere, attraverso le pagine del suo libro, le
storie di fame, di freddo, di nostalgia per la Patria e per la famiglia lontana,
e le vicissitudini in campo di battaglia o di prigionia che si nascondevano
dietro quei preziosi documenti storici: “Ho
compreso che era giunta l’ora di raccontare di quei soldati a me sconosciuti –
scrive l’autore nella sua introduzione -,
fratelli ideali di mio padre con il quale avevano condiviso, in luoghi e
situazioni diverse, le stesse privazioni, la stessa disperazione, le stesse
speranze.”
(Retro Invito - produzione MAG Studio) |
Ospiti della serata, oltre l’autore del libro Vitoronzo Pastore, il Consigliere Comunale
di Adelfia Antonella Gatti, il Sindaco di Adelfia Vito Antonacci, il Sindaco di Valenzano Luigi Lampignano il Cap. Michele Miulli (11° Battaglione dei Carabinieri Puglia),
il dott.
Gustavo Delgado (Giornalista
Telenorba) ed il dott. Andrea David Quinzi (Giornalista, Ufficio Stampa Mediaset),
quest’ultimo noto storico del panorama giornalistico italiano, giunto da Roma per
deliziare la platea con i suoi approfondimenti.
La serata è stata impreziosita dal lavoro di
equipe delle associazioni Hinterland, Ars, Momart e Pro
Loco,
del gruppo musicale Ruad, dei talenti artistici dell'Ars, Momart e della cantante lirica Tonia Giove, che hanno saputo
coniugare la realtà dell’opera con la fantasia del cinema, della musica e del
teatro per rivivere la guerra con gli occhi e le parole di chi l’ha combattuta
e non dimenticare i motivi che hanno indotto gli italiani a scegliere per la
Repubblica.
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