IL CIMITERO DI CASAMASSIMA: MEMORIA DI UNA STRAGE
a cura dell'Archeologo Marco Ciliberti
L'archeologia è ormai
comunemente definita una "scienza storica", ovvero una disciplina
che, mediante il rinvenimento e lo studio delle vestigia materiali del passato,
contribuisce a ricostruire la storia di un luogo, di un territorio, di una popolazione.
Capita anche che vicende storiche tramandate tramite documenti, scritti o
semplicemente per via orale, trovino conferma nell'analisi delle evidenze
archeologiche.
Uno di questi casi
ci riporta ad un momento drammatico della nostra storia locale, l'invasione
saracena del 988 d.C.. Lupo Protospata, uno storico locale legato all'aristocrazia
bizantina, annota nel suo Chronicon
per l'anno 988 che i Saraceni, provenienti da Taranto, "devastarono i
villaggi baresi e ridussero in schiavitù gli uomini e le donne". Da tempo, infatti, i
Saraceni compivano incursioni nella Terra di Bari, ma nel 988 una di queste
scorribande dovette suscitare tanto sgomento da spingere lo storico Lupo ad
usare termini catastrofici per descriverne gli effetti. La notizia ha trovato
una clamorosa conferma grazie ad un eccezionale rinvenimento risalente agli
anni '90 del secolo scorso: durante i lavori di rifacimento del piano pavimentale
della Chiesa Matrice di Casamassima, gli archeologi hanno riportato alla luce
un sepolcreto di grandi dimensioni, sviluppato su più livelli, utilizzato nei secoli dal VII al XII. L'analisi
antropologica dei resti degli individui lì sepolti ha rivelato qualcosa di sorprendente: molti
di essi erano morti a causa di lesioni causate da eventi bellici. Ma non è tutto: alcuni tra gli inumati presentavano
caratteristiche anatomiche tipiche di soggetti provenienti dal Vicino Oriente.
Il cimitero di Casamassima, molto probabilmente, ospitava alcuni degli uomini che
avevano difeso la Terra di Bari nella drammatica incursione saracena del 988,
ma anche alcuni degli stessi Saraceni, i cui corpi furono pietosamente raccolti
dagli abitanti del luogo e deposti accanto a coloro contro cui avevano
incrociato le armi.
Il sepolcreto venne
poi obliterato durante la costruzione dell'attuale Chiesa Matrice, ma quei
morti e quelle tombe, riconsegnate ora alla terra, portano con sè la memoria di uno dei momenti più difficili della nostra storia, di una strage la cui
eco giunge fino a noi.
2 commenti:
cosa ancor più strana: molti corpi inumati presentavano la disposizione del corpo tipica dei riti funebri islamici, ovvero testa rivolta ad est... coincidenza o testimonianza del fatto che alcuni saraceni siano rimasti a Casamassima, integrandosi con la popolazione?
l'orientamento dei corpi in realtà può essere dovuta a numerosi fattori anche casuali, come la disponibilità di spazi. Tenderei a non considerare la testa rivolta ad est come elemento probante. piuttosto mi soffermerei sul carattere allogeno di alcuni resti. Sarebbe una testimonianza importantissima, dato che la presenza saracena in Puglia sembra un "fantasma" ancora ai giorni nostri, basti pensare che Bari nel IX secolo ha avuto un importante periodo di dominazione araba che non ha lasciato alcuna traccia archeologica o monumentale.
Con chi ho il piacere di parlare?
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