8 ottobre 2013

"...Storia Nostra". Rubrica di Archeologia

Puntata n. 3
IL CIMITERO DI CASAMASSIMA: MEMORIA DI UNA STRAGE

a cura dell'Archeologo Marco Ciliberti


L'archeologia è ormai comunemente definita una "scienza storica", ovvero una disciplina che, mediante il rinvenimento e lo studio delle vestigia materiali del passato, contribuisce a ricostruire la storia di un luogo, di un territorio, di una popolazione. Capita anche che vicende storiche tramandate tramite documenti, scritti o semplicemente per via orale, trovino conferma nell'analisi delle evidenze archeologiche.
Uno di questi casi ci riporta ad un momento drammatico della nostra storia locale, l'invasione saracena del 988 d.C.. Lupo Protospata, uno storico locale legato all'aristocrazia bizantina, annota nel suo Chronicon per l'anno 988 che i Saraceni, provenienti da Taranto, "devastarono i villaggi baresi e ridussero in schiavitù gli uomini e le donne". Da tempo, infatti, i Saraceni compivano incursioni nella Terra di Bari, ma nel 988 una di queste scorribande dovette suscitare tanto sgomento da spingere lo storico Lupo ad usare termini catastrofici per descriverne gli effetti. La notizia ha trovato una clamorosa conferma grazie ad un eccezionale rinvenimento risalente agli anni '90 del secolo scorso: durante i lavori di rifacimento del piano pavimentale della Chiesa Matrice di Casamassima, gli archeologi hanno riportato alla luce un sepolcreto di grandi dimensioni, sviluppato su più livelli, utilizzato nei secoli dal VII al XII. L'analisi antropologica dei resti degli individui lì sepolti ha rivelato qualcosa di sorprendente: molti di essi erano morti a causa di lesioni causate da eventi bellici. Ma non è tutto: alcuni tra gli inumati presentavano caratteristiche anatomiche tipiche di soggetti provenienti dal Vicino Oriente. Il cimitero di Casamassima, molto probabilmente, ospitava alcuni degli uomini che avevano difeso la Terra di Bari nella drammatica incursione saracena del 988, ma anche alcuni degli stessi Saraceni, i cui corpi furono pietosamente raccolti dagli abitanti del luogo e deposti accanto a coloro contro cui avevano incrociato le armi.
Il sepolcreto venne poi obliterato durante la costruzione dell'attuale Chiesa Matrice, ma quei morti e quelle tombe, riconsegnate ora alla terra, portano con sè la memoria di uno dei momenti più difficili della nostra storia, di una strage la cui eco giunge fino a noi.


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

cosa ancor più strana: molti corpi inumati presentavano la disposizione del corpo tipica dei riti funebri islamici, ovvero testa rivolta ad est... coincidenza o testimonianza del fatto che alcuni saraceni siano rimasti a Casamassima, integrandosi con la popolazione?

Marco Ciliberti ha detto...

l'orientamento dei corpi in realtà può essere dovuta a numerosi fattori anche casuali, come la disponibilità di spazi. Tenderei a non considerare la testa rivolta ad est come elemento probante. piuttosto mi soffermerei sul carattere allogeno di alcuni resti. Sarebbe una testimonianza importantissima, dato che la presenza saracena in Puglia sembra un "fantasma" ancora ai giorni nostri, basti pensare che Bari nel IX secolo ha avuto un importante periodo di dominazione araba che non ha lasciato alcuna traccia archeologica o monumentale.

Con chi ho il piacere di parlare?