15 ottobre 2010

Cent'anni di solitudine

Il racconto dell’affascinante ma, allo stesso tempo, triste libro di Gabriel Garcia Marquez.

Di Salvatore Ilacqua

“Cent'anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez (Cien años de soledad) pubblicato nel 1967 è uno delle opere più importanti della narrativa del '900 e forse il miglior romanzo in lingua spagnola
del secolo. L'opera si apre con l'imminente fucilazione di uno dei principali personaggi del racconto: il Colonnello Aureliano Buendía. Attraverso i suoi ricordi, Aureliano ci porta a Macondo, il villaggio dove è nato, cresciuto e vive la sua famiglia. Inizia così la saga familiare dei Buendía, la cui sorte è legata inevitabilmente a quella della cittadina ove risiedono. Lo stile di Marquez è inconfondibile, caratterizzato da una narrazione fluida con una continua alternanza di personaggi. Tutto ciò rappresenta una sfida per il lettore che è portato di volta in volta a ricostruire il racconto, nelle infinite sfaccettature dei protagonisti. Il luogo è un concentrato di magia e misticismo, crocevia di storie molto diverse tra loro e tutte le sue fortune sono solo il risultato dello straordinario incontro di realtà totalmente differenti tra loro. L'elemento che lega i Buendía e il microcosmo di Macondo è la solitudine: una delle “condizioni esistenziali” che riguarda tutti, militari, circensi, musicisti, avventurieri. Questa sorta di “tragedia umana” - come molti commentatori hanno sottolineato - è come un marchio a fuoco che perdurerà nel tempo e da cui nemmeno la sesta generazione dei Buendía riuscirà a sollevarsi. Come espiazione di tale colpa, Macondo verrà spazzata via da un “vento biblico” che laverà i “peccati” e le incapacità degli individui di vivere per gli altri e non solo per sé stessi. Marquez sottolinea con forza questo messaggio: tutte le azioni e imprese degli uomini rappresentano vana gloria se essi non si liberano dal fardello della solitudine. È come un macigno che porta le persone a fare scelte sbagliate, ad allontanare gli altri, a fuggire dalla vita...non è un caso, infatti, che quanto più la vita di uno dei protagonisti diventa cupa, tanto più si avvicina alla sua fine.
Cent'anni di solitudine è senza dubbio un libro affascinante, ma con un velo di profonda tristezza. Il racconto induce ad una riflessione: tutti vorrebbero soggiornare almeno per un giorno a Macondo, ma in fondo ognuno spera di non passarci mai.

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