7 dicembre 2011

Il “potere della busta della spesa”

Recensione de “La spesa a pizzo zero. Consumo critico e agricoltura libera: le nuove frontiere della lotta alla mafia”, il nuovo libro di Francesca Forno

Di Salvatore Ilacqua

Esiste una enorme mole di materiale, libri (saggi e romanzi), film, serie televisive, interviste, narrazioni radiofoniche, eccetera   riguardanti il problema “mafia”. Un mare magnum di informazioni, a volte così dettagliate, da rendere noti persino i gusti musicali di questo o quell'altro personaggio losco, latitante, boss appena catturato.
Si sprecano poi, i racconti ancestrali su come tale movimento criminale sia nato e si sia sviluppato nel corso degli anni (o forse secoli). Sia chiaro, nessuno ha intenzione di criticare tutto il lavoro prodotto in tal senso, sicuramente di grandissima utilità per capire le origini e le vicissitudini che hanno riguardato e riguardano tale fenomeno. In queste righe, tuttavia, si cercherà di affrontare un argomento strettamente correlato a questo, ma in antitesi: l'antimafia.
“La spesa a pizzo zero. Consumo critico e agricoltura libera: le nuove frontiere della lotta alla mafia” (Edizioni Altreconomia), nuovo libro di Francesca Forno - docente di sociologia della comunicazione e dei consumi presso l'università di Bergamo -, si apre con un'analisi di Umberto Santino, studioso e autore di numerosi saggi sull'argomento, riguardante il rapporto tra mafia e capitalismo. Rapporto basato sull'idea di mafia quale “fenomeno complesso, frutto dell'interazione tra crimine, accumulazione, potere, codice culturale e consenso sociale”. Nella storia recente del capitalismo, Santino individua gli “effetti criminogeni dei processi di globalizzazione” in cui il fenomeno mafioso ha creato la propria forza: più le disuguaglianze aumentano e le ricchezze si concentrano, depauperando intere fasce sociali, più il crimine organizzato riesce a introdursi nei processi economici, con ferocia e pervicacia. Tesi supportata peraltro, dalla stessa autrice del libro che, nella sua recente presentazione il 6 Novembre scorso nella Parrocchia San Nicola di Bari (Adelfia), ha sottolineato come, nei momenti di crisi, il crimine organizzato rappresenti un'ancora di salvezza per tanti piccoli e medi imprenditori, in cerca di liquidità per far sopravvivere le proprie imprese.
In realtà, un elemento per il controllo mafioso del territorio è, ancora oggi, la riscossione del “pizzo” cioè quella tassa di protezione imposta dalle cosche a tutti i commercianti. Questa rimane “un'attività cruciale non tanto perché garantisca profitti elevati, quanto perché più di ogni altra consente alle famiglie mafiose di ribadire il proprio dominio” (Gunnarson, Forno). Se da un lato l'attività estorsiva diventa sempre più pressante, dall'altro, con il passare degli anni, la consapevolezza dei cittadini o per meglio dire “la coscienza di un popolo” comincia a prendere forma e a ponderare i metodi di contrasto al “regime mafioso”: nascono così Libera ed Addiopizzo, antimafia sociale e consumo critico. Molto nota la prima delle due, “nata con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia” (www.libera.it), mentre la seconda, sconosciuta ai più, apre una nuova via di lotta al fenomeno mafioso ovvero quella del consumo critico.
Addiopizzo nasce come un gruppo di ragazzi, poco sotto i 30 anni, con l'intenzione di aprire un piccolo locale a Palermo, dove poter commerciare e pubblicizzare i prodotti del mercato equo e solidale. Nell'avviamento di tale attività avevano inserito, nel business plan fra le voci di spesa, il pizzo. Da qui nasce la loro straordinaria iniziativa: tappezzare le strade di Palermo di adesivi con una scritta molto chiara: “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Tale gesto  lascia in subbuglio per giorni l'intera città ed in particolar modo le forze dell'ordine che ci mettono un po' per capire la sua reale natura. Lo “scopo sociale”, se così si può classificare, del gruppo di amici viene totalmente stravolto: non apriranno più il locale che avevano in mente, ma intraprendono una via più virtuosa, creando una rete di esercizi commerciali che non pagano il pizzo (cosiddetti Pizzo free) rintracciabili attraverso una mappa dettagliata, dove ciascun cittadino possa, consapevolmente, acquistare ciò che gli serve sapendo che, in nessun modo, il proprio denaro contribuisce alla sopravvivenza delle organizzazioni mafiose.
Memorabile l’estratto della lettera del movimento Addiopizzo pubblicato dall'edizione di Palermo di La Repubblica dell’1 Luglio del 2004: “Quando giornalmente facciamo la spesa pensiamo forse che comprandoci semplicemente di che vivere abbiamo appena lasciato denaro anche alla mafia? Certo che no, eppure è così”
Non vogliamo rivelarvi ulteriormente quanto contenuto in questo libro: riteniamo che sia una buona lettura e vogliamo lasciare a voi il gusto di sostenerla. Non per fine di banale pubblicità, ma perché ha una funzione socio-educativa: informa su cose di cui si è scarsamente a conoscenza, aprendo nuove prospettive nella via della lotta alla mafia, attraverso i, semplici, acquisti quotidiani.
Di grande importanza è anche la visione del DVD “Storie di resistenza quotidiana” allegato al libro, poiché riporta testimonianze dirette di chi ha, sulla propria pelle, subito i modi suadenti e più che mai pericolosi degli esattori del pizzo: chi ha dovuto sopportarlo, giorno dopo giorno, nell'assordante silenzio delle istituzioni e dei concittadini. Persone molto vicine alla realtà dell'imprenditore Libero Grassi che purtroppo non ha avuto, durante la sua vita, il sostegno e la protezione necessaria che chiunque denuncia e si ribella al pizzo dovrebbe avere. Ora è finalmente possibile rompere quel “muro di omertà” di cui sentiamo parlare da decenni: basta semplicemente fare, in modo più consapevole, la spesa. 
È possibile acquistare il libro "La spesa a pizzo zero" di Francesca Forno presso l'ufficio amministrativo del Momart.

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