9 luglio 2013

"...Storia Nostra". Rubrica di Archeologia

Puntata n. 2
LA NASCITA DI BITRITTO: UNA STORIA DI CORAGGIO

a cura dell'Archeologo Marco Ciliberti





La storia della Terra di Bari è costellata di momenti che rappresentano un nodo cruciale, una svolta decisiva per la sua storia, che chiudono una fase storica per aprirne un’altra. I nostri antenati hanno spesso vissuto queste fasi con una certa inquietudine, con il timore per un futuro incerto ma al tempo stesso con grande coraggio, rimboccandosi le maniche e attrezzandosi al meglio per superare le difficoltà, con la laboriosità che ancora oggi contraddistingue gli abitanti della nostra terra.
Uno di questi momenti è senza dubbio il passaggio, nella seconda metà dell’XI secolo, dalla giurisdizione bizantina all’occupazione normanna: i Bizantini avevano amministrato Bari per due secoli, ergendola a capitale del Catepanato d’Italia, ossia la città di riferimento per tutti i possedimenti bizantini in Italia. Fin dai primi anni del Mille, il governo bizantino di Bari, pungolato dalle continue rivolte che agitavano la popolazione, aveva fatto ricorso a mercenari di origine normanna per sedare i focolari di ribellione e riportare l’ordine nel territorio. La burocrazia bizantina non avrebbe però mai immaginato che proprio questa decisione si sarebbe rivelata fatale: nel giro di qualche decennio, i Normanni assumeranno un controllo progressivo del territorio, fino ad arrivare alla tappa decisiva del 1071, anno in cui Roberto il Guiscardo entra a Bari, ponendo fine a due secoli di dominazione bizantina.

Proprio al 1071 è datato un documento notarile in cui è testimoniato il clima di incertezza che regnava nelle campagne baresi in quegli anni di passaggio, ma al tempo stesso la voglia di guardare al futuro e di andare avanti, pur nelle difficoltà; nel documento è contenuta la prima menzione relativa all’attuale abitato di Bitritto, denominato loco, ossia piccolo insediamento rurale in cui vivono alcune famiglie di contadini, e si ricorda la vicenda di due coniugi baresi, Basilio e Gayta, i quali, dopo aver edificato, a proprie spese, una chiesa dedicata a S. Tommaso Apostolo (unam ecclesiam propriam rebus nostram in loco Vitricto cuius vocabulum est Sancti Thomae apostoli), la affidano in reggenza a due sacerdoti per potere fornire un supporto spirituale agli abitanti del luogo. Ma, in momenti così incerti, i due sposi si preoccupano di proteggere la proprietà dalle scorrerie che i mercenari normanni operavano continuamente nelle campagne, affidando la custodia del luogo ad un certo Mel, uomo barese definito demonosium, un galeotto capace, se necessario con la forza, di impedire che le bande mercenarie normanne devastino la chiesa, che poteva disporre anche di piccoli appezzamenti di terra coltivati. Il gesto coraggioso dei due coniugi, con la loro decisione di dotare il loco Vitricto di una chiesa a proprie spese e con la premura affinché la chiesa stessa, e di conseguenza l’intero loco, sia al sicuro, sarà la spinta decisiva per la formazione di un nuovo nucleo abitato: dopo appena un decennio, nel 1082 un nuovo documento menziona nuovamente Bitritto ma questa volta viene definito casale: non più, dunque, una piccola comunità sparsa di famiglie contadine ma un vero e proprio paesello, uno sviluppo favorito proprio dalla costruzione della piccola chiesa generosamente offerta da Basilio e Gayta pochi anni prima.
La chiesa, seppur profondamente modificata, esiste ancora oggi: si tratta della piccola cappella di S. Antonio, nel cuore del centro storico dell’attuale Bitritto, che riutilizza parte delle fondazioni dell’antico edificio. La cappella è oggi incastonata in un groviglio di stradine, quasi soffocata dallo sviluppo successivo del piccolo loco: la sua presenza, tuttavia, testimonia il coraggio e l’operosità dei nostri avi, che da sempre permettono alla nostra terra di progredire e di superare brillantemente anche i momenti più difficili.

 
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