LA NASCITA DI BITRITTO: UNA STORIA DI CORAGGIO
a cura dell'Archeologo Marco Ciliberti
La storia della Terra di Bari
è costellata di momenti che rappresentano un nodo cruciale, una svolta decisiva
per la sua storia, che chiudono una fase storica per aprirne un’altra. I nostri
antenati hanno spesso vissuto queste fasi con una certa inquietudine, con il
timore per un futuro incerto ma al tempo stesso con grande coraggio,
rimboccandosi le maniche e attrezzandosi al meglio per superare le difficoltà,
con la laboriosità che ancora oggi contraddistingue gli abitanti della nostra
terra.
Uno di questi momenti è senza
dubbio il passaggio, nella seconda metà dell’XI secolo, dalla giurisdizione
bizantina all’occupazione normanna: i Bizantini avevano amministrato Bari per
due secoli, ergendola a capitale del Catepanato d’Italia, ossia la città di
riferimento per tutti i possedimenti bizantini in Italia. Fin dai primi anni
del Mille, il governo bizantino di Bari, pungolato dalle continue rivolte che
agitavano la popolazione, aveva fatto ricorso a mercenari di origine normanna
per sedare i focolari di ribellione e riportare l’ordine nel territorio. La
burocrazia bizantina non avrebbe però mai immaginato che proprio questa
decisione si sarebbe rivelata fatale: nel giro di qualche decennio, i Normanni
assumeranno un controllo progressivo del territorio, fino ad arrivare alla
tappa decisiva del 1071, anno in cui Roberto il Guiscardo entra a Bari, ponendo
fine a due secoli di dominazione bizantina.
Proprio al 1071 è datato un
documento notarile in cui è testimoniato il clima di incertezza che regnava
nelle campagne baresi in quegli anni di passaggio, ma al tempo stesso la voglia
di guardare al futuro e di andare avanti, pur nelle difficoltà; nel documento è
contenuta la prima menzione relativa all’attuale abitato di Bitritto, denominato
loco, ossia piccolo insediamento
rurale in cui vivono alcune famiglie di contadini, e si ricorda la vicenda di due
coniugi baresi, Basilio e Gayta, i quali, dopo aver edificato, a proprie spese,
una chiesa dedicata a S. Tommaso Apostolo (unam
ecclesiam propriam rebus nostram in loco Vitricto cuius vocabulum est Sancti
Thomae apostoli), la affidano in reggenza a due sacerdoti per potere
fornire un supporto spirituale agli abitanti del luogo. Ma, in momenti così
incerti, i due sposi si preoccupano di proteggere la
proprietà dalle scorrerie che i mercenari normanni operavano continuamente
nelle campagne, affidando la custodia del luogo ad un certo Mel, uomo barese
definito demonosium, un galeotto
capace, se necessario con la forza, di impedire che le bande mercenarie
normanne devastino la chiesa, che poteva disporre anche di piccoli appezzamenti
di terra coltivati. Il gesto coraggioso dei due coniugi, con la loro decisione
di dotare il loco Vitricto di una
chiesa a proprie spese e con la premura affinché la chiesa stessa, e di
conseguenza l’intero loco, sia al sicuro, sarà la spinta decisiva per la
formazione di un nuovo nucleo abitato: dopo appena un decennio, nel 1082 un
nuovo documento menziona nuovamente Bitritto ma questa volta viene definito casale: non più, dunque, una piccola
comunità sparsa di famiglie contadine ma un vero e proprio paesello, uno
sviluppo favorito proprio dalla costruzione della piccola chiesa generosamente
offerta da Basilio e Gayta pochi anni prima.
La chiesa, seppur
profondamente modificata, esiste ancora oggi: si tratta della piccola cappella
di S. Antonio, nel cuore del centro storico dell’attuale Bitritto, che
riutilizza parte delle fondazioni dell’antico edificio. La cappella è oggi
incastonata in un groviglio di stradine, quasi soffocata dallo sviluppo
successivo del piccolo loco: la sua
presenza, tuttavia, testimonia il coraggio e l’operosità dei nostri avi, che da
sempre permettono alla nostra terra di progredire e di superare brillantemente
anche i momenti più difficili.
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