3 dicembre 2013

Rossi-Balotelli, l'Italia che cambia l'Italia

Articolo pubblicato sulla community del noto giornalista sportivo Alfredo Pedullà

a cura di Giuseppe Giangregorio 


Forse non sarò stato io, l’unico appassionato di calcio e di Nazionale che stamattina, leggendo le formazioni diramate dal CT Prandelli per l’amichevole delle 20,30 contro la Nigeria, è rimasto estasiato nell'apprendere che in attacco giocherà la coppia Rossi-Ballotelli. Non solo per quello che questi due campioni rappresenteranno in campo: Rossi, tornato a giocare dopo due anni di inferno, al momento è uno degli attaccanti più in forma del mondo; super Mario, dal canto suo, è uno dei giocatori più forti del cosmo, subito dopo i due tre “mostri sacri”. Oltre a questo, però, i due uomini di cui parliamo rappresentano molto altro: sono il simbolo dell’Italia che cambia, l’Italia in cui il vecchio e il nuovo convivono, si aiutano, si fondono. Il primo, Giuseppe, nome simbolo dell’Italia tradizionale; Rossi, il tipico cognome nostrano, quello in cui ogni italiano si rivede. Solo l’ultimo di una serie di leggende con quel cognome, in qualsiasi ambito, dal Valentino che sfreccia oltre i 300 km/h con la sua moto, al Kim…Stuart che emoziona il gentil sesso di ogni età con i suoi sguardi ed i suoi sorrisi; dal Vasco nazionale che riempie gli stadi di tutto il mondo pur non giocando al pallone, al Pablito che proprio calciando un pallone ci ha regalato una coppa del mondo. Uomo tutto casa e chiesa, mai uno scandalo, mai un litigio, mai una foto osè. E poi, Pepito Rossi è cresciuto negli States, ha giocato nello United, nel Newcastle, nel Villareal: chi meglio di lui, giramondo del pallone, può incarnare la figura del tipico italiano emigrante? E se si parte dalla figura dell’italiano emigrante, non si può che finire a parlare della nuova figura che si sta diffondendo, che Ballotelli rappresenta meglio di chiunque altro: l’italiano immigrato. Nera, la sua pelle come la sua rabbia contro tutto e tutti. Azzurro, il suo cuore, per la maglia italiana che indossa, perché si, lui è italiano, fiero di esserlo, fino al midollo. Un italiano nuovo: di origini nuove, sempre sotto i riflettori, più bad boy che santo o poeta, più attento ai “figa-time” da vero bomber che a costruirsi una famiglia. Uomo tra i cento più influenti al mondo, precursore della cresta, che insieme ai suoi compagni rossoneri ne ha fatto uno stile di vita; uomo quando in campo non teme nessun avversario, che sia un giocatore, un guardalinee, un arbitro o una curva intera. Imprevedibile, come solo l’italiano nuovo può essere.
Bene, se la coppia di attacco ai Mondiali sarà la stessa, cosa ci si potrà aspettare? Di tutto. Un’altra coppa, io spero, per l’Italia che cambia l’Italia.

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